Home

Sito Archeogico di Gioiosa Guardia

29 Luglio 2020 Senza categoria


COMUNICATO STAMPA

Il Presidio Nebrodi, la sezione territoriale di Milazzo, la sezione di Messina e la Presidenza regionale di Italia Nostra, nel denunciare lo stato di abbandono in cui versa attualmente il sito archeologico di Gioiosa Guardia, hanno inviato una lettera all’Assessore Regionale ai Beni Culturali, dr. Alberto Samonà, al Direttore del Parco Archeologico di Tindari, arch. Salvatore Gueli,   e, per conoscenza al sindaco di Gioiosa Marea, chiedendo un intervento urgente di scerbatura, pulizia  dell’area e ripristino dei pannelli informativi   e degli elementi di copertura e protezione divelti a causa dell’usura del tempo e della mancata manutenzione.

Le strutture dell’area relativa agli scavi, prive di protezione, di copertura e di pannelli didattici, denuncia Italia Nostra, non sono quasi più visibili perché invase dalle erbacce e da una folta vegetazione.

Gli scavi dell’antico abitato, iniziati sin dal 1981 dalla Soprintendenza di Siracusa e proseguiti, in modo discontinuo, negli anni successivi dalla Soprintendenza di Messina, le cui ultime indagini risalgono al 2003-2005, hanno attestato l’esistenza del sito sin dall’epoca preistorica (età del bronzo, XII-X sec. a.C.). Dagli scavi effettuati e dai numerosi reperti rinvenuti, oggi visibili presso l’Antiquarium di Gioiosa Marea, sono state documentate, infatti, tracce di un abitato indigeno dell’età del ferro (IX- VII sec. a.C.)  e di un abitato greco (VI-IV sec. a.C.) che sembra abbia subito una violenta distruzione alla fine del V secolo a.C.

Si tratta di un sito archeologico non ancora identificato dagli studiosi ma certamente di grande importanza in considerazione dei numerosi reperti rinvenuti, soprattutto del periodo greco, tra cui vasellame decorato a vernice nera, molto raffinato e proveniente da officine magno-greche e siceliote dell’epoca.

In altrettante condizioni di degrado, accanto all’abitato antico, si trova la Chiesa di San Francesco e l’annesso Convento dei Frati Minori, risalente al XVIII secolo, di cui oggi sono visibili solo i ruderi, anch’essi invasi dalla vegetazione e dalle sterpaglie. Nel sito, in occasione degli scavi effettuati dalla Soprintendenza, sono state trovate tracce dell’abitato antico di età greca, in gran parte distrutto dalla costruzione del complesso conventuale.

La situazione di abbandono in cui versa l’area si estende anche ai ruderi del vicino borgo medievale di Gioiosa Guardia, situata sulla sommità del Monte Meliuso, fondata nel 1363 da Vinciguerra d’Aragona, sotto il regno di Federico III d’Aragona e abbandonata nel 1783, probabilmente a causa di un forte terremoto.

La situazione di degrado rilevata, risulta ancor più inspiegabile se si considera che il sito di Gioiosa Guardia è individuato nel P.P.T. Ambito 9 come Area di interesse archeologico  che prevede tra gli obiettivi specifici “… ricerca, restauro e musealizzazione dei beni archeologici, tutela del patrimonio e del paesaggio archeologico,, restauro e  valorizzazione dei beni storico-architettonici che ancora si conservano nell’area, recupero del sito urbanistico e dei ruderi dell’abitato che caratterizzano il Borgo medievale di Gioiosa Vecchia (o Gioiosa Guardia)  presente sull’altipiano,  mantenimento delle trazzere e dei percorsi storicizzati,… conservazione dei valori percettivi del paesaggio e delle emergenze geomorfologiche che concorrono alla formazione del sito montuoso.

In un momento così delicato per l’economia del paese, Italia Nostra ritiene che sia necessario valorizzare il nostro patrimonio culturale e le bellezze paesaggistiche e, pertanto, chiede agli Enti preposti, che superando i ritardi,  si provveda a far uscire tale importante sito dallo stato di degrado in cui versa, valorizzando il ruolo del Parco Archeologico di Tindari – così tanto voluto dal compianto Assessore ai BB.CC. Sebastiano Tusa – che potrebbe, con la nuova autonomia gestionale ed economica di cui è dotato, non solo procedere alla pulizia e manutenzione del luogo, per renderlo pienamente fruibile ai visitatori, prevedendone la regolare apertura, ma anche sollecitare l’Assessorato Regionale a proseguire gli  scavi per restituire al pubblico un bene di così grande valore e provvedere, nel contempo, al recupero delle nostre bellezze paesaggistiche e culturali e della nostra memoria storica.


Share

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *